Palermo è una continua scoperta. Come una matrioska rivela tesori e storie inedite, intriganti, troppo spesso invisibili. Ne sono un esempio la Catacomba Paleocristiana di Porta d’Ossuna con i Bastioni di Porta di Guccia e la Grotta dei Beati Paoli al “Capo”.
Luoghi insoliti che Palermo Cultour ha pensato di rendere accessibili ai numerosi turisti in visita ogni anno nel capoluogo siciliano e ai cittadini curiosi del loro passato. L’affascinante itinerario permette infatti di visitare i misteriosi sotterranei ipogei, lungo un percorso di circa 3 ore che svela parte della Palermo sotterranea.
La passeggiata ha inizio dalla Catacomba Paleocristiana di Porta D’Ossuna che prende il nome dal viceréPietro Giron, duca di d’Ossuna, che ordinò la sua costruzione nel 1613 scavando nel banco roccioso che limitava a Nord Ovest la depressione naturale del fiume Papireto, che con il Kemonia tracciavano l’area urbana dell’antica Panormus. L’esistenza di questo vasto complesso catacombale documenta la presenza di una comunità cristiana nel capoluogo già nel secolo IV. La catacomba era un luogo pubblico dove i parenti pregavano e ricordavano il loro caro estinto. L’ingresso attuale in Corso Alberto Amedeo 110 è preceduto da un vestibolo circolare fatto realizzare nel 1785 da Ferdinando I di Borbone, come si legge nell’iscrizione posta al di sopra. All’interno una serie di gallerie orientate in senso Nord-Ovest sono collegate da un asse principale Est-Ovest, sul quale si susseguono cinque lucernari che si aprono sul giardino soprastante per garantire all’ampio cimitero aerazione ed in parte anche illuminazione. Lungo i corridoi si incontrano numerose sepolture incassate in nicchie con aperture ad arco (dette arcosoli), polisomi e cubicoli a tricora, (vere e proprie camere da letto a pianta quadrangolare, contenenti 3 arcosoli). Il complesso in origine più vasto fu scoperto nella sua interezza nel 1739 durante la costruzione del Convento delle Cappuccinelle, che riportò alla luce anche l’iscrizione funeraria della piccola Maurica, conservata nel “Museo Archeologico Regionale Antonino Salinas” di Palermo.
Gran parte della costruzione risulta mutilata dall’edificazione dei bastioni cinquecenteschi di Porta Guccia che un tempo cingevano parte della città e di cui parte è ancora oggi visibile lungo Corso Alberto Amedeo, con un articolare: un palazzo costruito sulla testa! Ed è alla scoperta dell’interno di queste antiche “balate” sopravvissute che continua il percorso guidato. Nel XIV secolo, sotto la dominazione spagnola, al tempo di Carlo V durante il regno del viceré Ferrante Gonzaga, fu necessario fortificare la città minacciata da pericolose incursioni barbariche e ottomane. Il lavoro di costruzione dei bastioni fu affidato all’ingegnere bergamasco Antonio Ferramolino, che nell’arco di un trentennio trasformò l’inconsistente muraglia urbana in una solida cinta muraria formata da 13 bastioni muniti di camminamenti interni, detti “contromina” o “d’ascolto”, dove si nascondevano soldati-sentinella per udire i “rumori” dei presunti nemici.
L’itinerario continua alla Grotta dei Beati Paoli, il rifugio sotterraneo dell’omonima e misteriosa setta che da sempre incuriosisce il popolo siciliano. Qui guide specializzate raccontanoagli intervenuti, muniti di elmetti, torce e cuffiette, l’intrigante storia della grotta e della sua setta. Riportata alla luce recentemente dal geologo Pietro Todaro, la grotta, oggi murata e interrata nel vicolo degli Orfani, alle spalle della Chiesa di Santa Maria di Gesù al Capo, era un tempo il nascondiglio segreto dei misteriosi “giustizieri” dei poveri. Chiamati così probabilmente per far fronte ai soprusi dei nobili che, amministrando la giustizia criminale nei loro stati, all’oscuro delle loro corti, si servivano spesso di bravacci per risolverestrani casi. O ancora, perché era proprio la corte a mostrarsi spesso al servizio dei potenti, abbandonando il popolo ad uno stato di debolezza ed impotenza. La loro storia, tramanda per mezzo di una tradizione orale, fu raccolta nei settecenteschi “Opuscoli palermitani” del marchese di Villabianca, e ripresa tra il 1909 e il 1910 da Luigi Natoli, che sotto lo pseudonimo di William Galt, pubblicò a puntate sul giornale di Sicilia, il romanzo dei Beati Paoli. Si racconta che questi si muovessero di notte, attraverso le gallerie e le cavità sotterranee, e deliberassero rapide sentenze di morte usando un linguaggio criptato. La grotta è composta da un unico vano illuminato da un buco a forma di occhio posto sul soffitto. Sulla sinistra giace una vasca e nel fondo l’apertura di un pozzo. Probabilmente si tratta di una camera dello scirocco, per via della presenza della sorgente d’acqua, dei sedili posti lungo le pareti e per la presenza del pozzo di ventilazione. Sul lato destro si nota infine una antica stanza, alla quale si accedeva per mezzo di una scala posta ad un livello inferiore, che probabilmente è la stessa citata dal Villabianca e appartenente alla Catacomba paleocristiana.
L’itinerario si conclude alla trattoria “Gioè”, in zona Ballarò, dove è previsto un pranzo facoltativo a base di tipicità siciliane, accompagnato dalla degustazione dei vini “Funaro” di Santa Ninfa.
INFORMAZIONE SUL PERCORSO
· Tempo di Percorrenza: 3 ore e 30 minuti circa
· Lunghezza: Circa 2 Km
· Punto di partenza delle visite: Piazzetta di Porta Cuccia, bar MA.E.VA
· Punto di arrivo delle visite: Piazza Sett’angeli
· Orario di partenza: Ore 9.30
ll Qanat Gesuitico Alto si sviluppa nel sottosuolo del quartiere di Altarello, al fondo Micciulla a valle delle sorgenti del Gabriele. La prima notizia bibliografica dei Qanat risale al 1722 ma le operecunicolari del Gesuitico Alto sono molto antiche, come dimostrano alcuni rinvenimenti archeologici del XII-XIII secolo. Agli inizi del nostro secolo l’acqua venne affidata al demanio, che nel 1927, la concesse al comune di Palermo. Lungo tutto il cunicolo si aprono sulla volta pozzi seriali che consentivano l’accesso al cunicolo per evacuare il materiale estratto e per ventilare l’ipogeo. I cunicoli più antichi, oggi non più percorsi dalle acque, sono scavati a 8 metri di profondità dal piano di campagna, mentre quelli più recenti a 16 metri, e risultano scavati nella quarzarenite. L’esplorazione del Qanat verrà effettuata con gli speleologi del Cai di Palermo, che metteranno a disposizione la propria attrezzatura.
INFORMAZIONE SUL PERCORSO
· Tempo di Percorrenza: 1 ore e 30 minuti circa
· Lunghezza: –
· Punto di partenza delle visite: Vicolo Madonna del Soccorso, Via Pitrè
· Punto di arrivo delle visite: Vicolo Madonna del Soccorso, Via Pitrè
· Orario di partenza: Ore 19,00 – Fondo Micciulla
Itinerari proposti daPalermo Cultour in collaborazione con Percorsi, eventi e comunicazione turistica
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